Il gruppo Bartolomeo & C.

Il gruppo “BARTOLOMEO & C” sorge e comincia ad operare nel settore dell’emarginazione sociale nel 1979, fondato dalla presidente Lia Varesio, recentemente insignita del titolo di Cavaliere dal presidente Ciampi.
La nostra attività si deduce dalla spiegazione del curioso nome che ci siamo dati: Bartolomeo era un barbone da noi trovato, morto di freddo su stracci e cartoni, in una zona del centro storico di Torino. É stata questa l’occasione che ci ha fatto maturare la scelta, fino a quel momento incerta e disorientata, di offrire compagnia ed accoglienza a chi ne ha bisogno.

La nostra esperienza è stata caratterizzata dalla volontà di stare sulla strada, dove la realtà dell’emarginazione sociale, in particolare quella dei “barboni”, vive e gravita. La sede del gruppo è situata nei pressi della stazione di Porta Nuova; nello spazio di pochi metri quadrati si offre quotidianamente un servizio di ascolto e di condivisione nel tentativo d'individuare i bisogni più urgenti e rispondere alle necessità immediate di natura sociale e sanitaria. Alcuni amici li incontriamo facendo le “ronde” intorno alla stazione, sulle panchine dei viali e dei parchi, sotto i ponti del Po.
Le realtà con cui veniamo in contatto sono spesso complesse e tragiche, anche perché la gran parte delle persone presentano contemporaneamente diverse problematiche concatenate.

I volontari hanno quindi bisogno di essere formati sui problemi specifici, poiché senza una preparazione psicologica adeguata non sono in grado di gestire i difficili casi di forte marginalità e di disagio sia psichico che fisico e morale. Si organizzano pertanto corsi di formazione permanenti sulle problematiche più frequenti, come il transessualismo, il carcere, l’AIDS e la morte, gli aspetti psicologici della marginalità sociale.

L’alcoldipendenza è sempre stata così presente nei casi da noi trattati, da spingerci ad aprire, nel 1990, un CAT (Centro Alcolisti in Trattamento) gestito direttamente da alcuni volontari nelle nostre sedi.
Molti sono gli amici sieropositivi e malati di AIDS ricoverati negli ospedali o presso i nostri alloggi “invisibili” che, bisognosi di particolare sostegno morale, condividono la malattia fino allo stadio terminale con i volontari.
Il gruppo cerca un continuo contatto, a volte provocatorio ma sempre costruttivo e collaborativo, con le strutture pubbliche competenti affinché si “prendano in carico” e seguano anche quelle persone di cui troppo spesso ci si dimentica.

Un altro importante obbiettivo che quotidianamente ci poniamo riguarda un percorso di reinserimento e socializzazione; a tale scopo si devono ritenere finalizzate le periodiche cene con i nostri amici “barboni”, le gite, la creazione di progetti di lavoro da affidare loro con l’obiettivo di stimolare una rinascita dell’autostima.