Giornata di un barbone e di un volontario di Enrica

Mi è stato chiesto di mettere a confronto la “giornata tipo del volontario” con la “giornata tipo del barbone”. Il compito è arduo per la difficoltà di conoscere fino in fondo come una persona senza fissa dimora trascorra le ore, i minuti, i secondi che compongono il giorno.
Tenterò comunque di raggiungere questo obiettivo, utilizzando, oltre che la conoscenza diretta, anche l’immaginazione. Per comodità chiamerò V (volontario) la prima figura e B (Bartolomeo) il barbone.

LA SVEGLIA:
Mi pare opportuno differenziare tra il Bartolomeo che dorme in un dormitorio, ad esempio il Bivacco,  e quello che trascorre la notte in strada: li chiamerò B1 e B2.

V: suona la sveglia: la giornata si staglia davanti a V come piena di cose da fare, in quei momenti appare ancora più difficile da affrontare di quanto poi non si riveli col passare delle ore. La sensazione è quella di non poter perdere nemmeno un minuto, bisogna riuscire a  fare tutto, e dunque iniziare la giornata con attivismo.
V al  Bivacco deve preparare la colazione per gli ospiti e pulire le loro camere. Il tutto deve essere fatto con una certa fretta perché dopo lo attende il lavoro o lo studio.

B1: sente suonare la sveglia alle 6.30. Circa 9 mesi su 12 fuori fa freddo, o comunque la temperatura è più bassa che dentro. A volta sente il rumore della pioggia. Raramente vede nevicare. Fuori non c’è un letto sul quale sdraiarsi o una sedia su cui sedersi. Se non ha qualche lavoretto, non ha alcun orario da rispettare, non ci sono per lui cartoline da bollare. Non ha fretta di uscire.
B2:  viene svegliato da svariati fattori: la voce di un passante, la pioggia che si insinua tra le sue coperte, un clacson di un’auto o l’abbaiare di un cane. Per lui le operazioni del risveglio sono velocissime. È sufficiente alzarsi in piedi e sistemare le proprie cose, preparandosi a …spostarsi.

LA GIORNATA:
1000 “scadenze”, appuntamenti, cose da fare, orari da rispettare riempiono, talvolta invadendola, la vita di V. L’orologio è indispensabile. V deve potere sapere sempre che ora è altrimenti perde un pezzo della sua giornata. L’attività lavorativa, lo studio, i rapporti con gli altri (familiari, colleghi, amici) scandiscono la giornata di V, imponendo delle tappe all’interno della stessa.
La mente di V è quasi interamente e costantemente occupata dalle cose da fare, dagli appuntamenti da rispettare, dai piccoli o grossi problemi propri o dei propri familiari o amici.

B difficilmente ha un luogo di lavoro da raggiungere, raramente delle occasioni fisse  d’incontro con altri. Gli incontri con i compagni di strada sono solitamente casuali. B si reca ai giardini perché sa che lì può trovare il suo amico e bere un bicchiere di vino insieme. Tuttavia, se quel giorno non ci andrà nessuno lo cercherà né si preoccuperà.
La sua giornata ha come sole tappe costanti i pasti. B sa che per poter fare colazione, se non l’ha fatta nel dormitorio, può recarsi dalle suore o in altro luogo ove viene somministrata tra le 8 e le 9.
Per aver un piatto di pasta bisogna andare invece in corso X tra le 12 e le 13, mentre la tazza di latte serale viene servita in via Y dalle 19 alle 20.30.
Se ha fame, si recherà in quei posti a quelle ore. Se non ci andrà nessuno se la prenderà con lui. B non ha bisogno di portare  un orologio al polso.
Durante il resto della giornata B magari trova un quotidiano abbandonato su una panchina e lo legge.  Commenta le vicende politiche con un amico, magari appena conosciuto su quella panchina.
Con quell’amico decide di bere un bicchiere di vino al bar. Fumano insieme una sigaretta. Qualche volta, se ha contatti con i servizi sociali, va dall’assistente sociale.
Nella mente di B le cose pratiche da fare occupano uno spazio piccolissimo; tutto il resto è lasciato … a che cosa? Provo ad immaginare: B osserva le cose che capitano, la lite tra due persone, l’incidente stradale. Dentro di sé le commenta.
B ricorda il suo passato, forse ha trascorso anni diversi, nei quali la sua giornata era simile a quella di V. Forse li rimpiange, forse no.
B presta una grande attenzione al cielo, ai mutamenti meteorologici, per lui è importante che non piova.

LA NOTTE:
V trascorre la serata a casa propria o con gli amici in un locale. A una certa ora si addormenta nel proprio letto, sotto le proprie coperte. Se dorme al Bivacco mette in ordine la cucina, guarda la televisione con gli ospiti e poi va a dormire nella stanza a lui assegnata.

B1, solitamente subito dopo aver cenato, si reca a dormire nella camerata.
È stanco per essere stato fuori tutto il giorno, soprattutto nei mesi invernali, quando il freddo è pungente. Il freddo dà stanchezza.

B2 stende le sue coperte in un luogo riparato. Se fa molto freddo deve bere del vino, forse molto vino, altrimenti per lui è impossibile prendere sonno. Riesce a crearsi un suo spazio, con le sue cose tutte ammassate attorno a lui … e si addormenta.